In generale la primavera arriva quando inizia a fare caldo, non importa se è il 21 marzo oppure il 2 di marzo o ancora l’1 maggio: è primavera quando sbocciano i fiori, si sta bene con la maglia leggera, si tolgono i cappotti. Non in Irlanda, dove la primavera coincide solo ed esclusivamente con il calendario e di caldo, bel tempo, giacche che fanno la muffa sugli appendiabiti non si vede manco l’ombra. Ma per gli irlandesi e in special modo a Dublino è primavera quando lo dice il calendario e allora ti accorgi che la primavera è arrivata sul calendario da sette atteggiamenti peculiari. Che forse solo qua si trovano… o forse no!
Per la fantastica filosofia irlandese del “take it easy” primavera vuol dire:
1. Mettersi la minigonna senza calze con gli Ugg perché fa troppo freddo per scoprire i piedi ma siccome il calendario dice che è primavera si devono mettere vestiti leggeri e si devono eliminare le calze, qualora durante l’inverno siano state utilizzate.
2. Farsi le lampade e diventare di almeno 2 tonalità più scuri del colore originario della propria pelle.
3. Indossare i calzoncini corti e le ciabatte se si è uomini e i vestitini prendisole con i sandaletti aperti se si è donne, non importa se le temperature sono variabili tra i 5 e i 7 gradi.
4. Sedere all’aperto con la birra ghiacciata in mano, non importa se si gela e non c’è neanche un raggio di sole. E’ primavera, mica si puo’ stare chiusi nei pub no?
5. Organizzare picnic al parco con tanto di prato bagnato e vento freddo. E mangiare panini freddi perché a primavera mica si mangia la zuppa!
6. Indossare le ciabatte o le scarpe aperte anche se piove sempre perché siccome il calendario dice che è arrivata la primavera si pensa che la pioggia sia diversa da quella invernale e non bagni.
7. Riscoprire il bianco e i colori pastello da abbinare senza alcuna cognizione di causa anche quando fuori imperversa il diluvio universale.
E queste sono solo le chicche della primavera, immaginate cosa succede in estate (??)… per la serie: c’è sempre da imparare e al peggio non c’è mai fine